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Catania - A due anni muore soffocato dall'afa


Una incredibile, tragica distrazione. Una distrazione che è costata la vita a un bambino di quasi due anni, morto per il gran caldo dopo che il padre lo ha dimenticato chiuso in macchina per sei ore sotto il sole, nel parcheggio dell' azienda dove lavora, alla periferia sud di Catania. Una morte atroce in una delle giornate più calde degli ultimi vent' anni, con il termometro che ha toccato i 45 gradi all' ombra. La vicenda, che ricorda l' altrettanta tragica morte del bambino nomade, anche lui di un anno e mezzo, ucciso dal caldo in una roulotte l' altro ieri alla periferia di Roma, è avvenuta ieri a Catania, con modalità e circostanze che hanno sconvolto la città e gli stessi investigatori.

Tutto è cominciato ieri mattina alle 8, in un appartamento di via Vincenzo Giuffrida, una delle strade principali della città. Già la temperatura si avvicinava ai 40 gradi, come succede da quasi una settimana. E come tutte le mattine, Salvatore Deodato, 37 anni, ha preso la sua auto, una Fiat Uno per andare a lavoro. L' uomo, laureato, è dipendente della grande multinazionale della microelettronica "Sti Microelettronics", la ex "Sgs Thomson", che qui ha diversi stabilimenti e dà lavoro a migliaia di persone. Deodato ieri però aveva anche un compito particolare: prima di andare in fabbrica doveva passare dall' asilo nido per lasciare il figlioletto Andrea, due anni da compiere il prossimo 6 ottobre, e poi riprenderlo alla fine del turno. Salvatore Deodato ha salutato la moglie ed è uscito. Ha messo il bimbo nel seggiolone fissato al sedile posteriore dell' auto, ed è partito. Poi, non si sa come, probabilmente perché il bambino si è addormentato o forse perché quella di accompagnare Andrea all' asilo non era una sua mansione abituale, ha dimenticato di lasciarlo e lo ha portato con sé fino allo stabilimento, nella torrida zona industriale. Lì non si è ancora accorto di nulla: ha messo la macchina nel parcheggio assolato, è sceso, ha chiuso l' auto, lasciando dentro il bimbo.

Quindi Deodato, forse stordito dal caldo o da una notte insonne è andato regolarmente in fabbrica, ha timbrato il cartellino alle 8,30 e per tutta la mattinata si è occupato dei suoi compiti in azienda. Il suo turno è finito alle 14,30, e Deodato è uscito per prendere l' auto e tornare a casa, in centro. Solo quando è arrivato nell' auto si è ricordato del figlio abbandonato in macchina per tutta la mattina, lo ha preso, ha cercato di scuoterlo ma il bimbo non si muoveva più. Dalla zona industriale è corso a tutta velocità verso la città, verso l' ospedale più vicino. Pochi minuti dopo è arrivato al pronto soccorso del "Vittorio Emanuele", ma il bimbo era già morto.

A nulla è servito l' immediato intervento di infermieri e medici, il bambino era stato ucciso dal caldo, che all' interno dell' auto aveva abbondantemente superato i 50 gradi. Asfissia e ustioni. Subito sono intervenuti gli agenti della polizia di Catania, che però non sono riusciti a sapere molto di più: l' uomo infatti era scioccato, e probabilmente sarà interrogato oggi dal sostituto della Procura presso la pretura Rosalba Urso, che conduce l' inchiesta. "In questi casi la morte arriva per "confinamento": l' ossigeno diminuisce e si respira anidride carbonica". Il professore Paolo Procaccianti, direttore dell' Istituto di medicina legale dell' Università di Palermo, spiega così le cause che hanno provocato la morte del piccolo Andrea. "Le alte temperature hanno accelerato il decesso - afferma Procaccianti - la morte è arrivata forse dopo che il bambino ha perso i sensi per asfissia".

Fonte: La Repubblica

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